Addentrandoci in questa splendida regione, immagine caratteristica della campagna pugliese è quella delle antiche masserie fortificate, erette in lontani tempi di incursioni piratesche.
Al loro interno si sviluppa un piccolo universo rurale dove avviene ancora il ciclo della vite e dell’olivo, dell’allevamento e della raccolta di cereali e ortaggi.
Sono questi i luoghi di maggiore suggestione per un soggiorno agrituristico, vero e proprio rifugio per chi cerca tranquillità, accoglienza familiare e prodotti genuini.
L’origine della voce masseria risente dell’influsso di Roma antica, quando “Massa” indicava un insieme di beni.
Nel Medio Evo si chiamò massa una fattoria o più case coloniche con a capo un “massaro”.
Quando i Normanni conquistarono le terre del Mezzogiorno, divennero fondatori e reggitori di un nuovo stato. La nostra Puglia vide elevarsi i castelli normanni, le cattedrali romaniche e numerosi aggregati rurali detti “Masserie” conferendo una fisionomia più organizzata del nostro territorio.
Con l’avvento di Federico II, le masserie assunsero maggiore importanza, quando fu ordinato che in esse avvenisse lo scambio dei prodotti agricoli ed artigianali durante le più importanti fiere, visitate dai mercanti giunti da terre lontane.
Le masserie furono quindi ambienti di vita e di lavoro dei contadini, dei braccianti, dei feudatari ed anche di potenti frati che, fino alla promulgazione delle leggi antifeudali di Giuseppe Bonaparte, furono i padroni di estesi latifondi.
Infatti con la legge del 1806 veniva ordinata la soppressione dei latifondi e dei beni ecclesiastici a favore della borghesia agraria. Si fece in modo che i contadini non partecipassero all’asta di vendita diffondendo la voce che chi avesse comprato le terre dei religiosi, sarebbe incorso nella scomunica.
La borghesia agraria, dopo aver ampliato i corpi masserizi, riuscì a renderli produttivi e remunerativi attraverso l’impianto di vigneti ed oliveti, l’allevamento del bestiame da pascolo e di bassa corte e l’incremento dell’ attività cerealicola ed agraria.
Con il sensibile aumento della popolazione ed il conseguente incremento del fabbisogno alimentare, si accrebbe ancor di più la loro importanza, tanto da divenire centri di vita agricola e sociale.
La parte abitativa in generale si presentava sempre secondo alcuni schemi fissi: tutt’intorno vi erano gli ambienti di lavoro con il cortile, le abitazioni dei dipendenti, le stalle e l’aia.
Spesso vi era la chiesetta che veniva frequentata anche dai villici della zona.
La parte centrale era l’abitazione del padrone che si presentava come l’edificio più vasto e posto più in alto.
Per saperne di più…
La Masseria Salinola dista da Ostuni 2 km e 8 dal mare - la si raggiunge, percorrendo la strada provinciale per San Michele Salentino.
Fu proprietà del Capitolo Cattedrale nei secoli XVII e XVIII; tale masseria fu pervenuta all’Ente religioso in eredità e lascito del quondam Giacomo Specchia Junior, come risulta dal testamento stipulato per notar Giuseppe Fontana nel maggio 1663, consultato presso l’Archivio di Stato di Brindisi.
Il toponimo di questo corpo masserizio è in stretta relazione con l’antica ed artigianale industria del sale.
Sia dalle deliberazioni Decurionali che dalle carte dell’Archivio di Stato di Brindisi, risulta che a Villanova , le marsiliane, le paranze e i barconi, oltre al carico di lino, pece, vino, aceto ed altre mercanzie, facevano quello del sale.
Sin dall’inizio di questo secolo, quando ancora non era stato istituito il Monopolio di Stato dei Sali e Tabacchi, le popolazioni utilizzavano il sale estratto dall’acqua del mare. Un ‘attività redditizia per le popolazioni rivierasche, che raccoglievano il sale con un facile e semplice metodo: l’acqua del mare, ristagnando in larghe e profonde buche presso le scogliere, evaporava consentendone l’accumulo.
Uno dei più importanti depositi era la Masseria Salinola.